Titolo: Marisol
Autore: Amélie
Serie: Luces y Sombras #2
Editore: Self Publishing
Data di pubblicazione: Ottobre 2016
Genere: Erotico
Il tanto atteso seguito della serie "Luces y Sombras" di Amélie, sarà presto disponibile online. Nell'attesa ci godiamo un incipit del romanzo e la trama.
Per Marisol Delgado, la
vita si è fermata nel giugno del 2013, quando è venuta a conoscenza della morte
di Esteban. Da allora, il suo sonno è turbato da incubi orribili e la sua anima
è lacerata dall’amore, dall’odio e dai sensi di colpa. A darle un po’ di
conforto sono i suoi amici e le visite alla tomba di Esteban. Alejandro, che la
assume come segretaria presso il suo studio legale, prova per Sol un sentimento
che va ben oltre l’amicizia, ma lei non può ricambiarlo, perché l’unico uomo
che vuole è Esteban. È certa che rimarrà da sola per sempre, poiché la sola
idea di avvicinarsi a un altro le dà i brividi, ma una sera, inaspettatamente,
incontra Yago, un affascinante ragazzo che nel giro di pochi secondi riesce a
scuoterla sin nel profondo. È colpa dei suoi occhi verdi, che le ricordano
quelli di Esteban? Oppure del modo in cui la guarda, come se la cercasse da
anni e finalmente l’avesse trovata? Sol è sconvolta dalla propria reazione, ma
va fuori di testa quando Manuela lo assume alla villa come nuovo giardiniere.
Adesso evitarlo è quasi impossibile e lui non glielo permette, perché ne è
attratto e il suo scopo è conquistarla. Giorno dopo giorno, nonostante cerchi
di opporsi, Sol si sente sempre più vicina a Yago e sempre più lontana da
Esteban. Lui riesce ad abbattere le sue difese, arrivandole dritto al cuore e
alla mente, e a farla star bene. Forse Marisol può sperare di voltare pagina,
di essere di nuovo felice, ma… ben presto il passato torna a bussare con
prepotenza alla sua porta e le persone che credeva di conoscere, si rivelano
per ciò che sono in realtà, sconvolgendo il suo equilibrio già precario. Era
quasi convinta che il destino si fosse ormai stancato di giocare con la sua
vita, ma si sbagliava di grosso e adesso, ha solo due possibilità: combattere o
soccombere.
INCIPIT DEL ROMANZO:
Percorro
con sicurezza il lungo corridoio, un passaggio scavato nell’oscurità della
notte. I miei piedi scalzi scivolano sul pavimento di marmo, assorbendone il
gelo, ma lo avverto appena, perché il resto del mio corpo è permeato da quel
familiare calore frutto della trepidazione, della consapevolezza che sto per
ricongiungermi con lui. Il cuore inizia a pulsare a ritmo febbrile e lo sento
non soltanto al centro del petto, ma anche nella gola, nelle tempie, nelle
orecchie, producendo una melodia d’accompagnamento che m’impedisce di
assaporare questo silenzio inquietante, che ho conosciuto solo qui e in luoghi
disabitati disseminati nel mio passato. Le nuvole si diradano, rivelando uno
spicchio di luna che riversa la sua pallida luce oltre il vetro della finestra
alla mia sinistra, rischiarando appena il mio cammino. Vedo la mia ombra che si
allunga a terra dinanzi a me e sembra molto più minacciosa di quanto la sua
proprietaria non lo sia in realtà. Vedo la camicia da notte di seta bianca che
fluttua leggera, come capelli sul pelo dell’acqua, intorno alle mie gambe. Vedo
un bagliore metallico vicino alle scale e quel muto richiamo mi spinge ad
accelerare il passo. Infine, vedo lui e tutto il resto svanisce. Il corridoio,
la falce di luna, la finestra, la mia ombra, la camicia da notte… me. Non
esiste più niente. Non importa più niente. E quando lo raggiungo, lasciandomi
condurre nelle voluttuose profondità dei suoi occhi fino a ritrovare me stessa
dentro di lui, amore, gioia e desiderio infuriano già nella mia anima come una
tempesta che solo il suo tocco e le sue parole possono mettere a tacere.
«Esteban»
sussurro, con un sorriso, allungando la mano per accarezzargli i lunghi capelli
scuri.
Lui
si ritrae, scoccandomi un’occhiata gelida che dissipa gran parte del mio
calore. Si è sempre rannicchiato nelle mie carezze come un neonato nelle
braccia della madre e vederlo comportarsi così, mi spiazza.
«Che
cosa c’è?» gli domando, con un tremito nella voce che non riesco a
evitare.
«È
meglio per entrambi se non ci vediamo più» esordisce, e per quanto mi sforzi di
ricercare dolore o incertezza nella sua affermazione, non ne trovo traccia.
Il
cuore mi precipita nello stomaco, lasciando un vuoto insopportabile nel petto.
«Perché?».
«Perché
la nostra relazione è una vera follia. Se non la tronchiamo adesso, finirà
male».
Azzardo
un passo verso di lui, che ne fa uno indietro.
«Mi…
Mi vuoi lasciare?» bisbiglio, e deglutisco a vuoto.
«Sì»
risponde, senza vacillare, come se abbandonarmi fosse la cosa più semplice del
mondo per lui.
«Ma
io ti amo, Esteban» confesso, sperando che la mia dichiarazione gli faccia
cambiare idea.
Lui
scuote la testa, ma la sua espressione si mantiene crudelmente neutra.
«Non
avresti mai dovuto innamorarti di me».
Mi
pietrifico sul posto e sgrano gli occhi.
«Lo
so, ma è successo».
«E
allora sforzati di reprimere questo sentimento malato, perché se non lo farai,
esso ti soffocherà pian piano ma inesorabilmente, finché non avrai esalato
l’ultimo respiro. Dimenticati di me, rayo de sol».
Inizio
a sudare freddo e la camicia da notte s’incolla al mio corpo come una seconda
pelle, provocandomi un leggero ma fastidiosissimo senso di costrizione. Il
respiro e il battito cardiaco accelerano e nello stesso momento il viso
impassibile di Esteban comincia a oscillare come un pendolo dinanzi ai miei
occhi sbarrati. No, Esteban è a posto. È la mia testa che gira e m’impedisce di
vedere bene. Arretro, tremando.
«Io
non posso vivere senza di te».
«E
invece dovrai imparare a farlo. Da adesso».
Inizia
ad arretrare ed io cerco di raggiungerlo, ma all’improvviso non riesco più a
muovere i piedi, come se fossero immersi in una vasca di cemento. Allungo la
mano, ma lui è già lontano, un’ombra appena visibile nell’oscurità.
«Addio,
rayo de sol».
«Ti
prego, non lasciarmi, Esteban!».
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