“Non importa che se
ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.”
Quando Oscar Wilde pronunciò queste parole noi
non eravamo neanche un’idea!
Eppure eccolo qui, più attuale che mai, dopo
oltre un secolo!Il mondo dell’editoria self e non, diventa sempre più spietato e, a darmene un ulteriore conferma, sono state le numerose critiche mosse nei confronti di un romanzo pubblicato sei mesi fa.
Seguo
l’autrice da poco prima che il romanzo venisse messo online e mai mi sarei
aspettata un simile accanimento nei confronti di una storia che, a mio avviso,
non ha nulla di irrispettoso.
Per
questo, spinta dalla curiosità e dalla voglia di approfondire l’argomento, ho
chiesto alla Lohan un intervista e con mia grande gioia si è resa disponibile.
Il
romanzo in questione è: “Lui vuole me” della scrittrice self Ava Lohan.
1. La nostra natura ci porta a fare paragoni e
decidere che cosa è meglio o peggio per noi. Attraverso questi confronti
giudichiamo le cose, i fenomeni o le persone seguendo alcune regole. Si tratta
di un processo naturale ed utile perché ci permette di prendere distanza dai
fatti assumendo una posizione più oggettiva e, eventualmente, prendere delle
decisioni migliori.
Tuttavia, la critica è spesso
solo una forma di censura, un modo per denunciare azioni e comportamenti di una
persona per il semplice piacere di farlo, senza ottenere alcun beneficio o
lezione che ci aiuterebbe a migliorare la nostra vita o almeno evitare questi
stessi errori. In questi casi, la critica è del tutto controproducente perché
ci impedisce di guardare dentro di noi, ci fa concentrare tanto negli altri da
impedirci di risolvere i nostri problemi. Il tuo romanzo ha ricevuto tanti
apprezzamenti quanto critiche, pensi che quest’ultime fossero smosse da un
ragionamento che ti permettesse di migliorare o sono state fatte per il
semplice gusto di provare ad intaccare la tua immagine e quella del tuo
romanzo?
Ciao Alexandra, intanto grazie per
l’intervista J
Considerate le critiche che mi sono state
mosse è inevitabile per me dirti che non siano state fatte per farmi un
“favore” ma per intaccare me e il mio romanzo. Io sono favorevole alle
critiche, favorevole ai confronti, e rispetto sempre l’opinione altrui, anche quando
si discosta dalla mia. Ma c’è una differenza abissale tra critica costruttiva e
tentare di affossare un’autrice e la sua storia o un’autrice o la sua storia.
Con Lui Vuole Me ho visto cose che non credevo. Come suggerimenti di boicottare
il mio romanzo. Autrici e lettrici scandalizzate da alcune frasi, quando
basterebbe guardarsi intorno per vedere che la realtà è peggiore di un romanzo
di Ava Lohan. E per quello che riguarda me non basta certo il velo della protagonista
per scandalizzarmi. Chi si è fermato o si ferma al fatto che Rose sia una suora
può tranquillamente evitare di leggermi. Ma da qui a dire ai lettori cosa
leggere e cosa no ce ne passa. Ognuno deve essere libero di scegliere. Io non
costringo nessuno a leggermi. Ma nessuno deve fare campagne per convincere i
lettori a evitare di leggere me.
Bisognerebbe giudicare un libro, e farlo
dopo averlo letto.
Bisognerebbe riconoscere i meriti altrui,
quando ci sono.
E non dire a priori che un romanzo che
piace è spazzatura. Se qualcosa piace ci sarà un motivo. E questo non vale solo
per Lui Vuole Me, ma per qualsiasi altro libro che piace e viene criticato
anche perché piace. Perché attaccarsi a fare la guerra a questo o quell’autore
non porta a nulla.
E i lettori possono leggerci tutti. Come leggono me leggono
tanti altri.
Per cui dovremmo sostenerci tutti e tutte.
2.
Da cosa è
nata la voglia di scrivere un romanzo nel quale il peccato vi fa da padrone?
Ho creduto in questa storia da quando è
nata nella mia testa, altrimenti non l’avrei scritta. Sapevo da subito non
sarebbe stato facile. E sapevo anche che non mi avrebbero accolta tutti a
braccia aperte. Ma quando si scrive, quando io scrivo, penso alla storia e
basta. Non alle conseguenze. Posso piacere, posso non piacere, l’importante è
che io sia soddisfatta di ciò che ho pubblicato. Ciò su cui ho impiegato il mio
tempo. Il vero peccato sarebbe avere paura del giudizio altrui e arrendersi.
3.
Quando un romanzo scala le vette delle classifiche in
pochissimo tempo, arrivando ad accumulare un notevole numero di lettori, l’invidia
da parte di altri autori/autrici è inevitabile. Hai avuto problemi a riguardo?
Bella domanda :D
L’invidia la capisco e la giustifico quando non diventa
cattiveria.
Siamo tantissimi in questo mondo editoriale, self e non self,
avere il consenso dei lettori non è facile, vendere non è facile, ricevere
recensioni non è facile per tutti. Farsi notare nemmeno. Tutti passiamo ore,
giorni, mesi dietro i nostri scritti. E proprio per questo motivo si dovrebbe
rispettare il lavoro altrui sempre. Chi non rispetta il lavoro degli altri per
me non è un vero scrittore. Così come chi non rispetta cosa sceglie il lettore.
Se Lui Vuole Me è in classifica da tempo non lo è perché l’ho scelto io, ma
perché l’ha deciso e lo decide chi legge. Con la classifica qualcosa si è rotto.
Autrici con cui interagivo prima di pubblicare sono magicamente scomparse e
hanno iniziato a darmi contro. È inevitabile. Devo dirti però che ci sono anche
autrici con cui mi trovo bene, che mi stimano e hanno la mia stima. E voglio
leggerle tutte (compresa te).
4.
Se un domani una
grande casa editrice ti proponesse un contratto per “Lui vuole me” ma questo implicherebbe
il cambiamento di alcune parti del libro, accetteresti?
No!
5.
Penso che questa sia la domando che un po' tutte ci siamo
poste almeno una volta. Ava Lohan ha mai avuto un uomo come Kegan?
Forse ;)
6.
Quando un lettore si approccia al tuo romanzo, cosa vorresti riuscisse
a comprendere? C’è un significato in particolare che vorresti venisse fuori?
Ogni
lettore riceve il suo messaggio. Io ho avuto diverse interpretazioni su questa
storia e penso che ognuno dovrebbe trovare il proprio. I libri ci dicono quello
che vogliamo sentirci dire.
7.
A oggi, nel nostro ambiente, ci sono tante scrittrici che
hanno preferito nascondere la loro vera identità dietro un nome “d’arte”. Cosa
ti ha spinto a fare questa scelta? Deciderai mai di rivelare la tua vera
identità?
La previsione dei problemi che questa pubblicazione avrebbe
portato.
La mia identità non so se la dirò mai. Forse sì, forse no.
Io sono Ava. Anche quando mi guardo allo specchio una parte
di me è comunque Ava. Per cui il nome che c’è dietro Ava Lohan è soltanto un
nome. Non cambierebbe nulla per chi mi legge o vuole leggermi. Quello che conta
davvero sono i libri. E questi, belli o brutti che siano, non cambieranno la
loro natura per il nome di chi li ha scritti. Chi apprezza Ava, apprezza anche
me.
Chi disprezza Ava, in qualche modo disprezza anche me.
8.
Quando hai iniziato a scrivere la storia di Kegan e Rose,
avresti mai pensato di ottenere tutto questo successo?
Assolutamente no! Anche perché sono nata dal nulla, non è un
successo arrivato con il tempo dopo diverse pubblicazioni. È arrivato tutto di
colpo, insieme alle recensioni, ai messaggi pubblici e privati di
apprezzamento, ai like sulla mia pagina e alle critiche. La cosa più bella non
è la classifica, sono i messaggi dei lettori. Le recensioni che ti trovi, dove
leggi cosa hai trasmesso a quel lettore, o i messaggi e i post in cui ti si
dice che la tua storia ha fatto sognare. Questa è la vera vittoria. E lo è
anche quando poche persone apprezzano i tuoi libri e ti cercano per
dirtelo.
9.
Infine, vorremo saper qualcosa in più su Ava Lohan. Se ne hai
voglia e se non sembriamo troppo invadenti, raccontaci un po' di te.
Sono
una PeccAutrice romantica, un po’ snob e con un lato dark. Amo leggere, e
quando non scrivo e non edito leggo ogni cosa. Ho i miei tempi di lettura e di
scrittura. Non finisco un libro in poche ore. Non rileggo mai un libro due
volte. Tranne che per i miei scritti. Amo la musica, i film e le serie TV
quanto i libri. Ho un debole per le cover dei libri e per tutto ciò che
considero bello in generale. E beh, naturalmente amo peccare di gola e di
lussuria con chi è degno delle mie attenzioni. Altrimenti che PeccAutrice
sarei?
Grazie
per lo spazio che mi avete dato!
Intervista a cura di Alexandra
Intervista a cura di Alexandra
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