Con la parola "Nyctophilia" si intende l'amore verso l'oscurità o la notte.
Un termine che ho voluto associare a chi, come me, è attratto da romanzi con una forte componente oscura.
Molteplici sono le ragioni che mi hanno spinta ad approfondire l’argomento sul nuovo genere che, da qualche anno a questa parte, sta prendendo piede in Italia.
Più discusso del nuovo presidente americano, Donald Trump è sicuramente il genere “Dark Romance”.
Non vi darò una definizione precisa di quello che realmente rende un romanzo tale, perché le sfumature che lo caratterizzano sono infinite. La “leggenda metropolitana” definisci il genere come: “romanzo che incita alla violenza sulla donna, denigrandola e sminuendola”.
Come disse il grande Pablo Picasso: “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, cogli l’occasione per comprendere.”
Penso che molte persone non si sono realmente chieste quali peculiarità nasconda questo genere.
Sul mio vocabolario d’inglese – si nel duemila sedici c’è ancora gente che usa il vocabolario- ho cercato la definizione di “DARK” la quale, portava i seguenti significati: “buio, oscuro, tenebroso, cupo” nel senso figurativo riportava: “nero; triste, ignorante; oscurantista e segreto nascosto.”
Ora, sfido qualsiasi persona a dirmi se credeva realmente che queste quattro lettere potessero nascondere tutte queste attribuzioni.
Ma non mi sono soffermata solo ad un dizionario, ho chiesto ad alcune persone - amanti del genere - cosa rappresenta per loro il “Dark Romance”.
Riporto qui sotto, in maniera fedele le loro risposte.
A. Una piacevole sorpresa, nel senso che pur dal alto dei miei quarantanove anni se la storia è scritta bene pur fantasy e perciò irreale mi permette di sognare.
B. Il dark romance per me è un genere che distrugge l'anima con oscurità e tormento. I personaggi che occupano gran parte di queste storie, li trovo incredibilmente reali perché costruiti con mille sfaccettature differenti. Nella maggior parte dei libri, si parla sempre di protagonisti buoni e valorosi... Perché non parlare anche dei protagonisti oscuri e tormentati?
C. Il dark romance per una persona monotona come me è come una via di fuga dalla realtà. Dove sono sicura di trovare forti emozioni che mi smuovo dei sentimenti contrastanti al quale nella vita reale non vivo o non li accetterei. E mi fa sentire anche se per un paio di ore un'altra persona.
D. Diciamo che inizialmente non l’ho preso molto bene... ma le storie che ho letto avevano comunque un lieto fine. Dietro ad ogni storia ci sono sempre dei personaggi con un passato alle spalle. Un passato non rose e fiori. Spero sempre che l’amore prevalga su ogni cosa brutta... lo so, sono una romanticona.
E. Il dark romance è il romanzo "forte" come lo chiamo io, è presente la storia d'amore con una dose di violenza, il più delle volte non consenziente, non adatti alle persone sensibili insomma...ammetto che adoro quelli con finali tragici, ma apprezzo anche quando dopo tanta oscurità ci sia il lieto fine!
La stessa domanda, è stata posta ha persone che invece non prediligono il genere.
Riporto qui sotto, sempre in maniera fedele le loro risposte.
A. Domanda difficile. Ormai è assodato che si tratti di un genere letterario diffuso, quindi piuttosto che disprezzarlo e basta, lo considero come tale e lo evito.
B. Non mi piace come genere, lo trovo violento e non concepisco questa cosa delle “botte, rapimenti”. Possa poi nascere l’amore… Lui ti picchia, ti rinchiude e poi ti innamori? Bah
C. Non lo digerisco, per me è qualcosa di inconcepibile. Una violenza che non sopporterei e il solo leggerlo mi arrabbiare.
Spesso quando si leggere un romanzo "oscuro", le sensazioni che si riscontrano sono contrastanti; della serie: "non dovrei provate questo tipo di attrazione ma non riesco a farne a meno". Così, alle amanti del romanzo dark ho posto proprio questa domanda.
Riporto qui sotto, in maniera fedele le loro risposte.
A. Quasi sempre, dipende dai libri, ma cerco di essere razionale e pensare che è solo una finzione, perché se non lo farei mi verrebbe di entrare nella storia ed aiutare quella persona poco stabile. Ma appunto mi imposto come ogni lettura di questo genere che è solo un uomo di carta, scritto da autrici per scatenare quelle determinate emozioni alle lettrici che ne vanno in cerca, e non mi sono mai sentita egoista a provare quelle attrazioni perché altrimenti non avrei mai cercato il genere o mai letto.
B. Onestamente si, ma non la trovo una cosa sbagliata. Se uno legge horror, si spaventa. Se uno legge thriller, rimane col fiato sospeso. Se uno legge dark romance, perché non dovrebbe farsi coinvolgere dell'oscurità e dal dolore?
C. Sì sempre. Per questo mi piace il genere
D. Si mi è capitato, secondo me almeno una volta nella vita ognuna di noi prova questo genere di attrazione!
Ho domandando ad una persona che non ama il genere se avesse mai letto un libro catalogato come tale, anche solo spinta dalla curiosità.
La sua risposta è stata: “Sì, ne ho letti tre di tre autori differenti. Le sensazioni erano molteplici. Se da un lato potevo apprezzare la scrittura corretta, lo stile fluido, la capacità e il talento di rendere al meglio certe scene, dall'altro mi si chiudeva lo stomaco nel leggere della protagonista che, per esempio(reale), vedeva un livido sul braccio lasciato dal lui in questione e lo interpretava come segno d'amore. L'amore non c'entra niente, spesso non esiste nelle trame, eppure chiusi i libri leggo su facebook un mare di gente che idolatra quegli antieroi.”
Da questa risposta mi sono soffermata a pensare e mi sono chiesta: “ma per te, cos’è il Dark Romance”?
Per me il Dark Romance è INCANTO. E’ ammaliare, stregare, è formulare una sorta di incantesimo che ti privi di qualsiasi logica.
E’ rimanere affascinati o attratti di fronte quell’anima oscura che riesce ad insinuarsi nella tua mente e nel tuo cuore.
E’ quel genere che viene denigrato per la “violenza sulla donna” ma non sempre è presente in questi romanzi.
In merito a questo, ho chiesto alle amanti del dark se la violenza fisica presente in molti di questi libri, le disturbava.
Le risposte sono state le seguenti:
A. Se ti dicessi di no direi una bugia. Ma alla fine, come dicevo prima lei o lui riescono a redimersi. Anche se nella realtà purtroppo non è cosi. Mi piace pensare che ci sia del buono in tutti. Anche se il più delle volte mi sbaglio.
B. Assolutamente no, non viviamo nella casa del Mulino Bianco, l' importante è che non sia fine a se stessa. Se l'episodio serve per chiarire il comportamento o il carattere del personaggio è accettabile, la violenza come l'amore sono componenti della vita reale.
C. No personalmente no. Altrimenti diciamo che non li comincerei neanche, chi ama il Dark romance sa che la violenza c'è, anche se mi è capitato che se ne leggo uno particolarmente forte dopo ho bisogno di un po’ di dolcezza!
Infine ho formulato due diverse domande rivolte alle persone che apprezzano il genere.
La prima è stata: “Pensa che questo genere, possa influenzare in maniera negativa un giovane lettore che si appresta alla lettura di un "dark romance"? ”
A. Secondo me no perché come ho già detto chi vuole leggere questo genere di romanzi sa a cosa va in contro, anche se non ne ha mai letto nessuno, solo la parola Dark può far capire che la storia non è leggera! il mio primo Dark romance mi ha entusiasmato molto!
B. Domanda da un milione di dollari! Credo che chiunque si appresti a leggere questo genere di storie comunque debba essere una persona con le idee sulla sessualità già ben definite non penso che possa incitare alla violenza il genere dark.
C. La mia risposta è molto personale, ho una figlia di 12 anni e no, a lei non consiglio le mie letture ma quando sarà più matura e chissà quali generi funzioneranno allora, sarà libera di scegliere di leggere quel che vuole le letture influenzano ma alle base c'è sempre una personalità cresciuta in un ambiente sereno e libero di esprimere le proprie idee
E la seconda domanda è stata: Se in un futuro sua figlia ventenne le chiedesse di leggere un libro di dark, quale sarebbe la sua reazione? Avrebbe paura prendesse come esempio quelle storie?
A. Non mi nascondo dietro a un dito, quindi sono certa che se le proibirei una cosa del genere lo farebbe di sicuro di nascosto, e poi a vent'anni sono sicura che se le piace leggere quanto me, sicuramente leggerà il genere oppure no, dipende dai gusti letterari. Ma tornando a quella determinata lettura, per come sono svegli gli adolescenti di oggi non sarebbe uno scandalo, e per collegare la seconda domanda se le piace leggere deve anche saper distinguere realtà da finzione, come giusto e sbagliato.
B. Avrei paura che prendesse esempio da queste storie, quanto potrei averne se prendesse in mano un libro di un altro genere. Sono semplicemente storie, nulla di più.
Così, facendo tesoro di tutti questi pensieri ho tirato le mie conclusioni.
Sono d’accordo con molti pareri espressi da queste persone.
Il “Dark Romance” è sicuramente un genere dalle tinte forti, è una lettura da non sottovalutare ma allo stesso tempo, penso sia una delle poche in grado di suscitarti delle emozioni concrete.
Violenza o meno, se ben scritti hanno un impatto sul lettore non indifferente.
Dopo aver chiesto pareri in merito al genere, con l'aiuto della mia collega Tamila, abbiamo selezionato cinque autrici; diverse nello stile ma accomunate tutte da una vena oscura.
Le quali, gentilissime, hanno deciso di rispondere alle nostre domande.
Seguendo l'ordine alfabetico vi introduciamo ai motivi per le quali abbiamo pensato a loro.
- Amèlie: autrice della trilogia erotic dark "SUA... perché devo" sfuma un tratto Dark anche in "Esteban" primo volume della duologia "Luces y Sombras".
- Anna Chillon: autrice della serie "Alakim", "Nobili parole, nobili abusi", "Solo sua" e "Giada. Un amore colpevole" non è una scrittrice del genere Dark ma leggendo i suoi romanzi, evincono quei tratti oscuri che ci hanno spinta a chiederle di partecipare.
- Chiara Cilli: autrice di innumerevoli romanzi dark e dark fantasty , con la serie "Blood Bonds" è stata la prima a spingersi oltre con questo genere, facendo venire fuori il lato più crudo del romanzo dark
- Marilena Barbagallo: autrice che mostra per la prima volta le sue tinte dark con "Lui vuole tutto", a cui segue"Lei vuole tutto". Tinte dark che evincono anche in "Oscuro".
- Sagara Lux: autrice della serie dark "Broken Souls" i suoi romanzi rappresentano quel dark psicologico che ti si insinua fin sotto le ossa.
DI SEGUITO VI RIPOSTO LE DOMANDE CHE SONO STATE FATTE A TUTTE E CINQUE LE AUTRICI, CON LE LORO RISPOSTE.
1.
A mio avviso, le sfumature di questo genere sono infinite
ogni autrice lo interpreta in maniera differente.
Qual è la sua definizione di “Dark”, cosa
secondo lei rende un libro tale?
- Amèlie:
Dark significa ‘oscuro’, quindi, in
riferimento all’ambito letterario, per me è dark tutto ciò che indaga e mette
in risalto il lato più oscuro dell’anima e della mente umana, che si traduce
spesso in azioni e comportamenti che nella realtà condanneremmo.
- Anna
Chillon: La prima definizione che mi viene alla mente è “un genere
per stomaci forti”, nonché per lettori che sanno considerare quel tipo di storia
per ciò che è: fantasia.
Penso che un “dark romance” per essere definito tale debba
contenere scene di violenza fisica e/o psicologica non tollerabili nella realtà,
che possibilmente impegnino la maggior parte del romanzo. Rapimenti, stupri,
schiavitù… non c’è limite alla pazzia e al sopruso (che in genere è a sfondo
sessuale perché altrimenti avremmo dei thriller o degli horror). Il lavoro
dell’autrice è quello di riuscire a trarne qualcosa di positivo comunque, ed è
ciò che dà la possibilità di aggiungervi la dicitura “romance”. Può essere lo
sbocciare di un amore, un sentimento similare, o talvolta semplice eccitazione
istintiva.
A questo riguardo mi occorre specificare che finora i miei
romanzi sono nati principalmente per essere di genere erotico, storico,
urban-fantasy e romantico (intendo non nel senso di amore gentile, ma di amore
nudo e crudo), non li posso quindi definire puramente “dark romance”. Certo è
che sono storie nelle quali le scene di violenza non mancano e la tempra dei
personaggi maschili è spesso brutale dal principio alla fine. Insomma, posso
definire il dark come una sfumatura che, quando possibile, preferisco non farmi
mancare!
- Chiara Cilli: Per Dark Contemporary Romance si
intende una storia che tratta temi non comuni e molto forti, estremi, se non di
più. In un libro di questo genere troviamo scene di violenza fisica, sessuale o
psicologica. Ci sono anche momenti inquietanti, omicidi. Le location sono molto
tenebrose e claustrofobiche. Questi romanzi non sono adatti a tutti,
soprattutto a persone facilmente suscettibili agli argomenti affrontati.
Troviamo un linguaggio crudo e duro, e i rapporti sessuali possono essere
consenzienti, di dubbio consenso o niente affatto consensuali. Ma bisogna
sempre ricordare che in questa categoria abbiamo anche libri che presentano
questi elementi in modo più lieve, storie più soft.
- Marilena
Barbagallo: Nell’immaginario collettivo,
il genere dark, viene associato alla violenza sessuale, ai rapimenti, a
situazioni in cui il sesso è visto come qualcosa di malato, insano e perverso.
Generalmente, in un romanzo dark, troviamo la nota Sindrome di Stoccolma,
ovvero quella situazione in cui la vittima dipende psicologicamente e
fisicamente dal suo carnefice. Nonostante i soprusi e le violenze fisiche e
mentali, la vittima si “allea” al suo carnefice, si affeziona, si sottomette
volontariamente e infine, in alcuni casi, si innamora. Nella maggior parte dei
dark le caratteristiche sono facilmente schematizzabili: rapimento, reclusione,
sottomissione, violenza sessuale e poi tutto si capovolge, il carnefice diventa
vittima, si innamora e dipende a sua volta dal rapporto “malato” che lega i
protagonisti. A mio avviso, invece, è decisamente limitante definire il genere
dark con gli elementi sopracitati, in quanto a creare l’atmosfera “oscura”, non
è sempre e solo il tema della violenza sessuale nello specifico, ma il tema
dell’oscurità in generale, della violenza intesa nel senso più ampio, della
privazione, dell’incapacità del protagonista di accogliere spiragli di luce. A
creare le atmosfere dark è la trama, il contesto, l’ambientazione e non è
necessario che venga rapita la protagonista o che ad essa debbano accadere
episodi violenti a sfondo sessuale. I personaggi sono dark anche per via della
loro anima nera, per le azioni che commettono. Nel genere dark troviamo spesso
antieroi e non eroi, incontriamo criminali, personaggi che sono prima di tutto
vittime e poi carnefici. Vittime del loro passato, abusati nella carne, nello
spirito, uomini duri perché spezzati dalla vita stessa. Le loro sfumature
oscure non sono altro che i pilastri del loro essere e questo crea il
personaggio dark, che poi si muove in un palcoscenico in cui gli eventi sono
insoliti, poco ordinari, dove si alternano dinamiche estreme, forti, temi duri
che possono riguardare la pedofilia, abusi, violenze in generale. È bene
specificare che il genere possiede a sua volta altre sfumature. Nel dark puro,
per esempio, manca il lieto fine. I personaggi rimangono rotti, si separano,
non restano insieme, la storia si conclude nel modo più crudo e realistico che
esiste. Nel dark romance, ovvero il genere che assorbe sfaccettature tipiche
del dark puro ed elementi che caratterizzano i romanzi rosa, può accadere che
il personaggio, pur mantenendo le sue oscurità, compie un’evoluzione interiore
e trova un equilibrio. Nel dark romance è possibile trovare il lieto fine,
notare un percorso evolutivo che conduce a un epilogo in cui i personaggi
rimangono insieme, la violenza diviene marginale, diventa il punto di partenza
e poi svanisce, a differenza di come risulta nei dark contemporanei, dove
l’oscurità vince.
- Sagara
Lux: Se c’è una cosa che amo è risalire alle origini delle parole. La parola
Dark, tradotta letteralmente, significa oscuro. Questa prima traduzione lascia
già aperti molti spiragli di interpretazione, poiché l’oscurità può essere
trasmessa tanto dall’ambientazione, quanto dalle dinamiche tra i personaggi o dall’attenzione
alla psicologia di uno solo di loro.
Le scrittrici più esperte di me parlano di canoni del
genere dark. Io sono più istintiva: per me il vero dark lo si sente addosso, è
quello che ti porta a divorare una pagina dopo l’altra senza sapere in quali
abissi sprofonderai.
2. FANTASTICHIAMO: E’ madre e sua figlia ventenne viene
da lei e declama: “mamma, ho letto i tuoi
libri. Onestamente parlando, non puoi competere con quelli che ho scritto io.” Spinta
dalla curiosità, senza che sua figlia lo sappia, inizia a leggere uno dei suoi libri.
A romanzo terminato, comprende che l’allieva ha superato la maestra.
Cosa
fa in quel caso, quali sarebbero i pensieri a riguardo?
- Amèlie:
Sarei orgogliosa di mia figlia e la
spronerei a scrivere altri romanzi, strappandole la promessa di farli leggere a
me per prima.
- Anna
Chillon: È impegnativo rispondere perché non ho figli e non è facile
immedesimarmi in quel ruolo: io stessa sono un’eterna figlia. In ogni caso, avendo
sentito dire che le madri tendono a identificarsi nelle figlie e a vederle come
estensioni del proprio essere, immagino che sarei fiera di lei, entusiasta del
suo lavoro e la spronerei a continuare, spinta anche dall’egoismo di voler
leggere di nuovo qualcosa che apprezzo tanto.Forse però volevi sapere se,
riferendoci sempre al genere dark, mi preoccuperebbe sapere che mia figlia
coltiva pensieri tanto cupi. Onestamente non credo mi allarmerei perché rifacendomi
a me stessa posso attestare che l’ideare scene di stupro, morte e violenza, non
scaturisce da traumi vissuti in prima persona, né influenza la serenità dei miei
pensieri. Inoltre non è sintomo di un temperamento aggressivo e ancora una
volta ne sono l’esempio: sono vegetariana, estremamente pacifista e innocua. Ciò
non significa che dentro di me, come in chiunque altro, non ci sia un piccolo bagaglio
di paure, insicurezze, senso di ribellione, sensi di colpa, sadismo o
masochismo, che trova sfogo nelle pagine scritte; non parlo di grandi traumi,
ma di quotidiane difficoltà impresse e cresciute con il nostro essere. Riuscire
a esprimerle nero su bianco significa voler indagare dentro se stessi, liberare
la fantasia e la creatività, perciò sarei davvero contenta per il talento di
mia figlia: la scrittura l’accompagnerebbe per tutta la vita e nessuno potrebbe
mai privarla di una ricchezza simile.
- Chiara
Cilli: Non riesco proprio a fantasticare su una scena del genere perché, anche se
un giorno dovessi sposarmi, non vorrei mai figli. Potrei fingere che a dirmelo
sia mia nipote. In quel caso, sono molto competitiva e mi impegnerei al massimo
per tornare a essere la migliore.
- Marilena
Barbagallo: Prima di tutto sarei
estremamente orgogliosa già solo perché mia figlia ha scritto qualcosa. A
prescindere dal risultato, è sempre straordinario mettere su carta le proprie
fantasie. Non è per niente semplice creare dei personaggi e una storia dal
nulla, quindi sarei felice già solo sapendo che scrive. Se poi supera o no
altri romanzi messi a confronto, poco importa. In ogni caso sarei fiera di
lei/lui.
- Sagara
Lux: Ho sempre creduto che la scrittura fosse qualcosa di molto personale,
difatti io stessa scrivo con pseudonimo. Non credo che leggerei i libri di mia
figlia senza che lei lo sappia, ma sono sicura che sarei fiera di sapere che ha
dato sfogo a una passione che certamente le viene da me.
3. In una vita
precedente, era una delle figure femminili crudeli, del panorama storico. Chi
tra queste sarebbe stata lei e perchè?
·
Maria I d’Inghilterra non si fida di nessuno ed ha un unico obiettivo: la
restaurazione della religione cattolica nel regno. Per ottenere lo scopo non si
fa problemi a eliminare chiunque la intralci, tanto da meritarsi il titolo di
‘Bloody Mary’, Maria la sanguinaria.
·
Erzsebet Bathory. Dopo avere assistito, dall’infanzia, a continue torture, mutilazioni e
sentenze di morte, dall’età di 16 anni si dedica con passione alla magia nera e
alle pratiche sadiche, oltre che alle orge organizzate da sua zia contessa
Karla. A Erzabeth sono imputati tra i 100 e i 300 omicidi di giovani donne:
riti sacrificali perché lei era convinta che fare il bagno nel sangue di
vergini aiutasse a ringiovanire.
·
Madama Popova: Tra il 1879 e il 1909 pare abbia ucciso più di 300
uomini, specializzata nel punire (dietro compenso) i mariti troppo violenti,
liberando così le povere donne vittime di soprusi. I metodi utilizzati per
portare a termine gli omicidi sono diversi, dal veleno ai coltelli passando
dalle nude mani.
·
Cleopatra: Bellissima, provocante, perfida e “mangiatrice di uomini”,
che domina sull’Egitto e che è disposta a tutto pur di mantenere saldo il suo
Regno, tanto ambito da un Impero Romano in continua espansione.
- Amèlie:
Sicuramente Madama Popova. Detesto gli
uomini che compiono atti di violenza sulle donne e sarei contenta di eliminare
individui del genere, anche gratis.
- Anna
Chillon: Devo fare uno sforzo per considerarmi crudele, non mi ci
vedo come assassina, torturatrice, sanguinaria e vendicatrice, perciò non so
chi più mi si addica. Non ho però dubbi su chi tra di loro preferirei essere
stata: Cleopatra mi ha sempre affascinata. Grandissimo personaggio storico, una
donna forte in un mondo dominato da uomini, un carisma eccezionale. La sua
storia con Marco Antonio è fonte di peccaminose fantasie per me e non solo per
me, vista la quantità di film, telefilm e romanzi sull’argomento.
Sedurre i grandi condottieri romani per mantenere il
potere… storia intrigante, no?
- Chiara Cilli: Assolutamente Cleopatra. In più, amo
tutto ciò che riguarda l'antico Egitto e i loro Dei.
- Marilena
Barbagallo: Se proprio devo scegliere, punto su Cleopatra. Non sono
così sanguinaria come sembra, e poi la cultura egizia mi ha sempre affascinato.
- Sagara
Lux:
Ho
sempre avuto la passione per i vampiri e la magia, quindi dico senz’altro Erzsebet
Bathory.
4.
Cosa vorrebbe dire ai lettori che etichettano un libro
come “Dark Romance” senza sapere effettivamente in cosa consista il genere?
- Amèlie:
Consiglierei alle lettrici d’informarsi bene
sul genere, prima di dichiarare dark un romanzo, perché vedo, purtroppo, che
c’è molta confusione in giro. Credo che sia anche colpa delle case editrici,
che non sono molto avvezze a pubblicare Dark Romance e quindi forniscono ben
poche informazioni al riguardo.
- Anna
Chillon: Gli direi che non so nemmeno io in cosa consista con
precisione. Ci sono parametri standard, credo più o meno quelli che ho definito
nella prima risposta, ma ci sono anche storie che possono rientrare in più
categorie. A volte dipende dalla sensibilità di chi legge considerarle in un
modo piuttosto che in un altro.
Io posso dire che i miei romanzi non contengono una dose di
violenza sufficiente per essere definiti “dark”, ma per qualcuno la violenza di
cui scrivo è già eccessiva, perciò per loro non rientro più nel semplice “romance”,
sono effettivamente “dark romance”.
In parole povere preferisco non contestare le opinioni dei
lettori perché è giusto che ciascuno faccia le proprie considerazioni in base
al proprio know-how e alla propria emotività.
- Chiara Cilli: Di stare attenti, perché anche se un
libro ha delle sfumature dark, non rientra in questa categoria.
- Marilena
Barbagallo: Purtroppo c’è poca informazione. Se
un lettore identifica un romanzo in quel genere, evidentemente lo ritiene forte
e crudo. Pertanto ci può stare. Il genere dark è ancora poco diffuso. Se
andiamo in libreria troviamo pochissimi titoli, ma davvero pochi. In Italia si
fa fatica a comprendere questo genere perché purtroppo si pensa sia
denigratorio per la donna. Molti lo identificano come il romanzo in cui le
donne sono sottomesse, violate, masochiste. Non si sa spesso che sono le donne
ad avere il potere in queste dinamiche e che la violenza viene studiata,
approfondita e MAI esaltata. Non esiste autrice di dark che sia a favore della
violenza, nessun’autrice ha intenzione di trattare in modo superficiale una
vicenda in cui la violenza fa da sfondo. Non è MAI questa l’intenzione. Per
quanto mi riguarda, io avviso sempre le mie lettrici e le informo quando i
romanzi non sono conclusivi, quando contengono scene che riportano a situazioni
angoscianti. Ognuno di noi ha la sua sensibilità e non tutti siamo predisposti
a un certo tipo di letture. È bene fare informazione e, per fortuna,
ultimamente, grazie anche alla curiosità per il genere, i lettori sono più
consapevoli e attenti.
- Sagara
Lux: Io credo che si debba spendere una parola sia verso la categoria di
lettori che dice “io non leggerò mai dark”, sia verso quella che legge
qualsiasi libro a patto che qualcuno lo abbia definito dark.
Come avete giustamente detto sopra esistono moltissime
sfumature di dark. Alcune sono più fisiche, altre più psicologiche. Alcune
sfumano nel brutale, altre restano sospese e ti intaccano a lungo la mente.
Ogni lettore – e ogni autore – ha la sua dimensione di
dark.
Bisogna leggere per trovarla, ma anche sapersi fermare nel
momento in cui ci si rende conto che la storia sta andando troppo oltre.
Leggere questo genere di storie non è un obbligo, ma una scelta che nessuno
dovrebbe mai permettersi di criticare.
Detto questo non credo nelle etichette, ma nelle differenze.
5. Nell’ambiente dell’editoria, - anche se possiamo
tranquillamente affermare che questo accade quotidianamente - tendiamo spesso ad
attaccare libri o autori anche senza aver letto l’opera discussa. Ha mai avuto problemi
di questo genere e quanto “il parlare senza sapere” può danneggiare il libro o
l’autore stesso?
- Amèlie:
Per fortuna non sono mai stata attaccata da
persone che non avevano letto i miei romanzi. Al contrario, ho subìto diverse
critiche, anche feroci, da qualcuno che li aveva letti, soprattutto per la
violenza di determinate scene. Sua… perché devo è stato uno dei primi romanzi dark
pubblicati in Italia, per cui credo che una parte del pubblico fosse rimasta
spiazzata da questo genere così forte. A distanza di oltre un anno dall’uscita,
posso però affermare che ormai il Dark Romance è molto apprezzato dalle
lettrici e io non posso che esserne contenta.
- Anna
Chillon: Sì, mi è capitato soprattutto con la mia ultima uscita
“Giada. Un amore colpevole”. Quando hanno scoperto che il romanzo raccontava una
storia d’amore non convenzionale, qualcuno l’ha subito demonizzato
considerandolo contrario alla morale. Personalmente credo che i libri possano e
debbano riportare qualsiasi tipo di storia, anche la più scabrosa, è poi il
modo in cui viene narrata la novella a poter essere giudicato nel bene e nel
male, ma per poterlo fare occorre aver letto il romanzo.
“Non si giudica
un libro dalla copertina” quante volte l’abbiamo sentito dire in ambito
extra-editoriale! Beh, sembrerà strano, ma vale anche per i romanzi: la quarta
e la copertina servono a darci un’idea del contenuto, non sono sufficienti per
la comprensione dell’intero testo.
Mi è capitato inoltre che qualcuno (più persone!) leggesse il
secondo volume della serie Alakim senza conoscere il primo. Si sono poi
lamentati perché mancandogli il bandolo della matassa ovviamente avevano
faticato a districarsi.
Tornando al caso “Giada”, sono certa che le critiche ricevute
a priori finora non abbiano danneggiato né me né il romanzo. Anzi, una polemica
di questo tipo spesso stimola una morbosa curiosità; stiamo parlando della
sfera romantico-erotica e la percentuale di donne che masturbandosi ha fantasie
di stupro e depravazioni simili è molto alta, anche se una gran parte di queste
persone non l’ammetterebbe mai pubblicamente. In privato però, nella
riservatezza della propria intimità e del proprio Kindle, tutto è lecito.
Di sicuro una scrittrice di dark è più soggetta a essere
messa preventivamente sotto processo, ma in ogni caso, se si decide di scrivere
senza censura, bisogna mettere in conto anche questo fenomeno. Fa tutto parte
del gioco… e a mio parere, se ami ciò che fai, vale la candela!
- Chiara Cilli: Certo. Ma è sempre inutile discutere
di persone che denigrano i romanzi senza neppure averli letti, semplicemente
per la loro tematica. Mi rendo conto che ci sono lettori che non sono in grado
di scindere la realtà dalla fantasia, perciò è sufficiente che si tengano alla
larga da libri che potrebbero scatenare in loro brutte emozioni, senza però
permettersi di offendere chi ama un determinato genere letterario e chi lo
scrive.
- Marilena
Barbagallo: Da lettrice non ho mai espresso nessuna opinione su un
libro non letto. Non credo sia possibile. Però mi è capitato di difendere libri
che non avevo letto e che venivano attaccati solo per via di pregiudizi
infondati. Riguardo ai miei romanzi, è successo. So che alcune persone hanno
espresso pareri non proprio positivi, ma era gente che non aveva letto il
romanzo e in quel caso ho dato un peso relativo ai giudizi. Quando vengono
espressi pareri negativi da lettori che invece hanno letto il romanzo, ne
faccio tesoro. Le critiche fanno parte del gioco e quando sono costruttive e
interessanti, allora che ben vengano per la mia crescita personale. In quanto
al “parlare senza spere” e all’effetto che può dare una situazione del genere,
sono del parere che è bene parlarne al di là del giudizio positivo o negativo.
Viviamo in un’epoca in cui i social sono fondamentali, per noi autori sono il
principale strumento di promozione e se si parla male di un libro, se si parla
in modo assolutamente negativo, che ben venga, PURCHE’ SE NE PARLI. È sempre
meglio di essere anonimi o del tutto sconosciuti, no? E poi lo vediamo ogni
giorno… quando ci sono dei “tormentoni” si scatena la curiosità e anche questo
diventa marketing.
- Sagara
Lux: Non sono solita esprimermi su un romanzo senza averlo letto, anche se mi è
capitata un’accesa discussione con una lettrice che mi ha recensito dandomi una
stella dopo aver letto solo 10 pagine su oltre 270.
Non credo che sia corretto giudicare un’opera senza averla
conclusa, ma prendo atto che oggi sono sempre di più le persone che affossano o
osannano autori senza averli effettivamente letti. In tutta onestà, credo che
la differenza tra il parere di chi ha letto una storia senza gradirla e chi
vuole semplicemente denigrare un autore si percepisca bene tra le righe.